lunedì 18 dicembre 2006

L'Opinione in copertina

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Quest’anno la “Persona dell’Anno”, secondo la rivista americana Time[1], è l’Informazione. Quella con la I maiuscola. E’ l’informazione libera, destrutturata, liberalizzata. I blogger sono gli uomini dell’anno 2006 e, più in generale, è la nuova utenza Internet 2.0[2] a salire alla ribalta.

Un riconoscimento del genere probabilmente in Italia può sembrare esagerato. Ma nella realtà USA sta prendendo forma un’informazione alternativa di qualità che tende a scalzare il mass-media tradizionale. Ognuno di noi può creare un blog, ognuno di noi può gestirlo e aggiornarlo. Ma non tutti sono in grado di riempirlo di contenuti accattivanti.
Umberto Eco ritiene che “un quotidiano serve ormai a fasciare di opinioni i fatti
[3]. Ed infatti, grazie alle nuove tecnologie, un quotidiano, ma anche un telegiornale, quando esce è già vecchio.
Questi devono allora aggiungere approfondimenti, analisi e reportage per vendere il loro prodotto.
Il blog nasce di per sé come diario personale, ed è così che molti ancora lo considerano. Ma basta entrare nel sito di Beppe Grillo
[4] per rendersi conto che un blog può essere molto di più. Esso è una pagina elettronica accessibile a tutti e dai bassissimi costi di gestione. Beppe Grillo è editore di se stesso ed interpreta la realtà a modo suo, sfruttando, perché no, la sua notorietà. Diventa sempre più sottile la distinzione tra un autorevole blog e la stampa tradizionale. Tra i miei Preferiti, ad esempio, Daniel Pipes è nella stessa cartella del Corriere.
La stampa tradizionale è stata mitizzata da Orson Welles in Citizen Kane,
[5] ed è considerata da sempre il cane da guardia della democrazia. La libertà di stampa è un indice importante di valutazione della salute di una democrazia. La stampa, e con essa tutti i mezzi di comunicazione di massa, possiede la capacità di influenzare i propri spettatori e condizionarli ad un livello più o meno profondo.
Marco Travaglio scrive che mentre in America il giornalismo è da sempre il cane da guardia della democrazia, "in Italia è il cane da compagnia. O da riporto". Ed inoltre: "nel mondo politico e in gran parte del giornalismo italiano si assiste da tempo a un fenomeno: la scomparsa dei fatti. Oggi sono spesso le opinioni a trasformarsi in fatti. In un paese dove lo scontro ideologico è diventato la prassi, gli esempi di questa situazione abbondano ovunque. Nella coscienza collettiva si radicano fatti che non sono mai stati tali"[6].

Non è necessario che un giornalista scriva esplicitamente ciò che pensa su un fatto per condizionare il suo lettore, anche perché la strumentalizzazione sarebbe troppo evidente. È sufficiente descrivere solo un lato della verità, trascurare alcuni fatti in favore di altri, insistere oppure no su un determinato argomento.
Partendo da tale presupposto Jacques Chirac ha deciso di creare un‘alternativa all’informazione di stampo anglosassone per proporre la voce della Francia nelle questioni internazionali con France24. Al Jazeera fonda il suo vantaggio competitivo sulla diversa interpretazione degli avvenimenti, visti in chiave araba. La recente apertura di Al Jazeera English renderà ancora più visibile questo fenomeno.

La stampa soffre di alcuni mali, tra i quali il fatto di dover rendere conto ad un editore. Il Blog, invece, è libero. Non ha potentati economici da difendere, né capo-redattori. Il blog liberalizza l’opinione. Da sempre i fatti vengono canalizzati e lavorati da strutture editoriali. La massa tende a fagocitare le opinioni dall’alto, impigrendosi. Con la struttura a rete e senza costi, si supera questa fase e si entra in una nuova concezione di opinione. Questa diventa mobile, libera, di facile accesso e di facile costruzione L’unico vero problema consiste nella difficoltà ad acquisire visibilità.

Quanto influisce la struttura reticolare dei blogger sulle democrazie contemporanee?
Negli Usa molti autorevoli blog hanno messo in ginocchio l’Amministrazione Bush nell’ultimo voto di Mid-Term. Ma il fatto che ognuno è in grado di produrre opinione non vuol dire che si è entrati in una democrazia partecipativa in cui, per ogni singola tematica, gli elettori decidono a maggioranza. Si sta parlando in realtà di un mutamento dei rapporti tra amministratore e amministrato. Con YouTube è possibile mettere in rete e rendere visibili fatti altrimenti privi di conoscibilità. Qualsiasi gaffe, esternazione, presa di posizione, insulto razzista, può essere portato dinnanzi ai riflettori. E’ ancora presto per dire se sia giusto o sbagliato. E’ probabile che alla lunga saremo assuefatti e non faremo caso ad un capo di Stato che nega l’olocausto, ad esempio. Inoltre anche la moralità è mobile. Ciò che è immorale oggi, può essere segno di ammirazione domani.

Anche le tecnologie web 2.0 tendono a centralizzarsi costituendosi in una tipica struttura broadcasting. I blogger, per ottenere notorietà, hanno bisogno di scalare Google e per farlo devono produrre contenuti fruibili dalla comunità che provvederà a sentenziarne il successo o l’oblio. Per velocizzare questa procedura gli autori di blog mettono in condivisione i loro “post” nei cosiddetti “aggregatori”. Questi sono dei raccoglitori di articoli da tutti i blog della rete. Molto spesso sono scelti dalla Redazione dell’aggregatore stesso (come accade in Libero Blog), ma molte altre volte la partecipazione è libera in questa sorta di “giornale della rete”. YouTube si configura come un aggregatore di video prodotti da chiunque nella rete possieda un mezzo di registrazione come un telefonino. Google e YouTube sono concentrazioni monopolistiche di contenuti e come tali potrebbero inficiare il buon funzionamento della Rete, soprattutto se porranno dei paletti, dei limiti, delle regole di notiziabilità, delle regole di interpretazione dei fatti e delle parole sui motori di ricerca o sulle voci di Wikipedia. Il loro modello imprenditoriale è la vera essenza del boom delle dot.com di inizio millennio. Essi, infatti, offrono gratuitamente i loro prodotti, i video e il motore di ricerca. Entrambi guadagnano grazie agli elementi periferici che circondano il prodotto principale. Un po’ come fa la TV commerciale che vende agli inserzionisti pubblicitari l’attenzione del pubblico. La vera differenza sta nel fatto che chiunque riesca a trovare il modo di spingere la gente a visitare un sito ha creato una comunità, e l’accesso alla comunità è una merce che ha un valore[7]. A livello semiotico, invece, YouTube è l’opposto della televisione, ed è questo il motivo del suo successo. “Non c’è estetica né palinsesto. Un video sul nostro inconscio collettivo”, dice Sam Anderson, critico della rivista americana Slate.




[1] E’ il giornalista Lev Grossman a conferire il nuovo scettro con motivazioni che inneggiano alla capacità di afferrare le redini dei media globali, fondare la nuova democrazia e battere i professionisti di sempre sul loro campo.
[2] Il concetto di Web 2.0 pone l’accento sulle capacità di condivisione dei dati tra le diverse piattaforme tecnologiche, sia hardware che software. filo conduttore è una nuova filosofia all'insegna della collaborazione. Il Web 2.0 è interazione sociale realizzata grazie alla tecnologia. I servizi e gli strumenti del Web 2.0 trasformano ogni utente da consumatore a partecipante, da utilizzatore passivo ad autore attivo di contenuti, messi a disposizione di chiunque si affacci su Internet, indipendentemente dal dispositivo che utilizza. Le applicazioni più diffuse del Web 2.0 sono: i blog, i wiki, i social network, i podcasting, i vodcast. Da www.microsoft.com.
[3] Da la Bustina di Minerva pubblicata sul sito de L’Espresso del 13 Dicembre 2006, intitolato “Giornali senza firma”. Nella Bustina di Minerva del 16/08/2006 intitolata Dove mandare i poeti?, il grande semiologo espone i rischi di un'eccessiva proliferazione di contenuti "inerti" e di blog sdi esibizionisti nella Rete.
[4] Grillo è conduttore di un blog, tra i primi 20 del mondo secondo Technorati (arrivando a contare una media di 150.000 - 200.000 contatti al giorno). Grillo vi gioca il delicato ruolo di "capo opinionista", che interpreta non senza auto-ironia. Il 14 dicembre 2005 il blog ha vinto il Premio WWW come miglior sito internet italiano nella categoria "news e Informazioni". Nello stesso mese il settimanale statunitense Time lo ha eletto tra gli eroi europei dell'anno per gli sforzi e il coraggio nel campo dell'informazione pubblica. Da Wikipedia.org.
[5] Orson Welles, Citizen Kane, 1941. Il film è liberamente ispirato alla vita del magnate statunitense William Randolph Hearst.

mercoledì 13 dicembre 2006

L' "Effetto ICI"

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E’ sempre vero che le persone riescono a valutare ciò che è bene e ciò che è male? Gli elettori sono in grado di capire gli effetti di lungo periodo di una legge di bilancio?


L’economista
J.K. Galbraith suggeriva che nelle società contemporanee “il benestante perde interesse nel destino del non privilegiato[1].
E sembrerebbe proprio questo il concetto a cui Silvio Berlusconi si è affidato nell’ultimo dibattito pre-elettorale del 3 Aprile 2006 quando, puntando il dito verso milioni di italiani, ha dichiarato che avrebbe
eliminato l’ICI sulla casa per tutte le famiglie.
Un vero colpo da maestro. E avrebbe potuto funzionare soltanto in un paese come l’Italia. Bisogna considerare che Berlusconi arrivò politicamente stremato a quell’appuntamento e tutti i sondaggi lo davano abbondantemente alle spalle di Romano Prodi. Eppure quella sortita riuscì immediatamente a pulire con un panno un’intera legislatura di leggi ad personam, crescita zero del PIL, precarietà ai massimi livelli e nessuna liberalizzazione.

L’Italia è un paese che con Alcide De Gasperi scelse la via americana di sviluppo. Da quel momento, assieme allo sviluppo economico, è arrivato anche l’individualismo in un contesto già fortemente frammentato.
Il sociologo Edward C. Banfield nel suo libro "Le basi morali di una società arretrata" del 1958, coniò l’espressione di “familismo amorale” per affermare un concetto simile. Le famiglie meridionali di quegli anni presentavano un comportamento volto a massimizzare gli interessi all'interno della propria cerchia familiare traducendosi nell'incapacità di costruire solidarietà allargate al di fuori di essa, nella convinzione che gli altri si comportino allo stesso modo (per questo egli vi aggiunge l'aggettivo amorale).

L’”Effetto ICI” sfrutta questa specificità del tessuto sociale italiano. I politici accorti sanno benissimo che a nessuno importa se grazie all’ICI i comuni italiani hanno i mezzi economici per garantire i servizi essenziali, per la pacifica convivenza e per il bene generale. Al contrario l’istinto acquisito da “free rider” ci fa dimenticare le normali responsabilità di membri di una comunità che si prefigge il compito di permettere a tutti una vita dignitosa. Ciò che davvero conta è non pagare l’ICI.


Se analizziamo la dinamica elettorale con questa metodologia, riusciamo perfino a capire il motivo per cui Romano Prodi è in netto calo nei sondaggi[2]. Il Presidente del Consiglio si difende parlando di errori tattici (tradotto: di comunicazione) e di tavoli sbagliati[3]. Ma la realtà è che nessuno in Italia ama perdere un metro del suo orticello. Le economie delle rendite da dinastia rappresentano tuttora il maggior canale di ricchezza delle giovani generazioni italiane[4]. Né merito né gavetta.
Ragion per cui questo processo storico e sociologico ha finito per intaccare la realtà valoriale delle persone, reificandosi in comportamenti ed automatismi concreti[5]. In altre parole, si dà per scontato e reale quello che è soltanto contingente ed effimero.
In Svezia, ad esempio, le persone che percepiscono l’indennità di disoccupazione senza averne il diritto, lo dichiarano negli uffici competenti. Nel mondo anglosassone, non pagare le tasse è altamente riprorevole. Sono forse poco furbi? No, al contrario. Essi sono portatori del più alto senso civico (civicness) che l’uomo possieda.
Robert Putnam definisce il capitale sociale come "aspetti della vita sociale - reti, norme e fiducia che abilitano i partecipanti ad agire assieme in maniera più efficace nel perseguimento di obiettivi comuni”. L'autore pone l'accento sulla caratteristica del capitale sociale che ne fa un facilitatore di azione collettiva.
Putnam intende verificare quali fattori influiscano sul rendimento delle istituzioni. Al termine della sua analisi individua nella civicness (cultura civica) uno di questi fattori. Con la civicness si intende un orientamento dei cittadini verso la politica che non è mosso da aspettative particolaristiche, ma da una visione dell’interesse individuale legata ad una concezione del bene comune. La civicness è identificata con la diffusione di un’ampia fiducia interpersonale, che facilita la cooperazione tra i cittadini per obiettivi comuni ed il funzionamento delle istituzioni politiche. Sul piano empirico, la civicness viene misurata con riferimento alla partecipazione ad associazioni.
Il politologo americano ha svolto un’ indagine nel nostro Paese per dimostrare che il rendimento delle istituzioni pubbliche, un elevato livello di integrazione politica e il buon funzionamento del sistema economico sono il risultato di una riuscita accumulazione di capitale sociale (inteso come tradizioni civiche) a livello regionale
[6].



La difesa della specie è comune a tutti gli organismi del pianeta e si manifesta nella procreazione. Nella razza umana il benessere comune ha perso di significato. James Lovelock, il creatore della "teoria di Gaia", sostiene che l’uomo sembra comportarsi come una forma di parassita virale, il quale attacca le risorse di un determinato territorio fino a dissiparlo, per poi andare alla ricerca di nuovi territori da sfruttare. Il problema, per Stephen Hawking, è che l’uomo non è ancora in grado di viaggiare su altri pianeti[7].
Il gene ,secondo l’etologo Richard Dawkins, è egoista
[8].
Messa in questi termini sarebbe “innaturale” avere un comportamento teso alla massimizzazione dei risultati individuali.
Dico questo perché sento spesse volte da ricchissimi imprenditori, da avvocati affermati e da molti altri percettori di rendite da dinastia, proteste per una Finanziaria che vuole difendere l’Interesse Generale.
Venendo a mancare il collegamento spaziale e temporale tra produzione e consumo, tra capitale e lavoro, è caduta anche l’alleanza tra datori di lavoro e subordinati. Ma è fin troppo semplicistico formulare la seguente domanda: chi sono i compratori? Evidentemente si guarda la forbice (che si allarga) tra grandi ricchi e grandi poveri soltanto dal primo lato. Si producono prodotti di lusso e di alta qualità per i nuovo ricchi dei paesi BRIC
[9]. Tutti gli altri dal discount, sempre che se lo possano permettere.


Ma torniamo al concetto iniziale. Se le risorse economiche sono scarse e gli interessi tutti diversi l’uno dall’altro, il caos sarebbe l’inevitabile punto d’arrivo di una politica ultra-populista in cerca del consenso. Governare, invece, significa ricomporre gli interessi antitetici di vaste aggregazioni di popolazione e sintetizzarli in vista del benessere della maggioranza. Si potrebbe vieppiù pensare di svantaggiare la maggioranza della popolazione ma solo in via provvisoria, in modo però da innescare uno sviluppo nel medio periodo che favorisca tutti[10].
I governi che producono dissenso sono quelli che toccano gli interessi dei “produttori del consenso”, ossia degli individui e dei gruppi in grado di organizzarsi a tal fine. Nelle società post-moderne disgregate, individualiste e sempre più precarie, in piazza scendono i benestanti.




[1] J.K. Galbraith, Culture and Contentment, 1992
[2]
Il Premier è al 42% di gradimento, in luglio era al 58%. Fra i ministri bene D'Alema, Di Pietro, Amato. Pollastrini in crescita. Da Repubblica del 13/1/2006.
[3]
Tra qualche mese si capirà il senso della nostra Finanziaria e quindi ci saranno perdonati anche gli errori tattici che abbiamo fatto», ha detto il presidente del Consiglio Romano Prodi nel suo intervento per i 60 anni della Cna (Confederazione Nazionale dell'Artgianato e della Piccola e Media Impresa) . «La Finanziaria la farei in modo identico ma diversamente, con tavoli più articolati perché non abbiamo interpretato il Paese. La Finanziaria», ha aggiunto Prodi, «è sostanza e noi non vogliamo mentire al Paese visto che per cinque anni è stata promessa una crescita del 2-3%. Da noi avrete sempre obiettivi dichiarati inferiori a quelli che raggiungeremo, perché mi sono posto l’obiettivo di non mentire mai al Paese». Da “Corriere della Sera” del 13/12/2006.
[4]
Alvi Geminello, Una repubblica fondata sulle rendite. Come sono cambiati il lavoro e la ricchezza degli italiani, 2006
[5] Reificazione, dal latino res ("cosa"). Il processo esposto dalla filosofia marxista per cui l'uomo si astrae da se stesso e si percepisce come cosa tra le cose. L'uomo diventa una cosa e sente così di soggiacere alle stesse leggi che regolano quelle cose che produce e che costituiscono l'attività peculiare della sua esistenza.
Gyorgy Lukàcs sosteneva che la reificazione equivale alla oggettivazione dei rapporti (reificazione = identificazione con la realtà, estraniazione da sé stessi)
[6] Robert Putnam, Making democracy work: civic Traditions in Modern Italy, 1993.
[7] Mentre la Royal Society gli conferiva la Copley Medal , il più alto riconoscimento scientifico britannico, Hawking ha approfittato dell'occasione per affermare che "la razza umana non sopravviverà se rimarrà confinata su un unico pianeta. Perciò dobbiamo andare, come direbbe Buzz Lightyear di Toy Story, verso le stelle e oltre". Da Internazionale n.673 del 22/12/2006, "Camera con vist sulla Terra"
[8]
Richard Dawkins, The Selfish Gene, 1994. Il libro ruota intorno ad un nucleo di idee:
- Il protagonista del processo di evoluzione non è la specie e, a guardar bene, nemmeno l'individuo, ma il singolo gene (il 'replicatore') o al più un pool di geni.

- Il gene funziona in modo da massimizzare le sue probabilità di sopravvivenza tramite duplicazione. Usando una metafora, potremmo dire che unico vero 'scopo' del gene è duplicarsi.
- Gli organismi complessi che compongono l'ambiente che ci circonda non sono altro che 'vettori' del gene, ovvero 'macchine da sopravvivenza', a volte molto complesse, frutto dell'evoluzione del gene che si garantisce la sopravvivenza e la replicazione con meccanismi sempre più raffinati. Non è quindi il DNA che serve all'individuo per riprodursi, ma è l'individuo ad essere uno strumento perchè il gene si possa riprodurre e diffondere.
- Per sua natura il gene è 'egoista', nel senso che non compie azioni che aumentano le probabilità di replicazione di un altro gene a discapito delle proprie. Quello che interpretiamo come altruismo è al più 'egoismo illuminato'.-I comportamenti a livello individuale e sociale delle specie animali sono guidati dal meccanismo del gene 'egoista'. Ciò non esclude che nella specie umana si possano instaurare atteggiamenti altruistici, che sono però appresi e non innati.
[9] Brasile, Russia, India, Cina.
[10] Il concetto è simile a quello di "solidarietà dinamica", secondo cui l'equità migliore e più durevole non è quella dell'egualitarismo al ribasso bensì quella che si raggiunge con lo sviluppo. Alberto Quadrio Curzio in Economy n.52 del 21 Dicembre 2006, "La Finanziaria che avrei voluto".

venerdì 8 dicembre 2006

Una, nessuna, centomila Finanziarie

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Il Principio di Indeterminazione di Heisenberg ci dice che: non è possibile conoscere simultaneamente posizione e quantità di moto di un dato oggetto con precisione arbitraria. l'universo fisico non esiste in forma deterministica, ma piuttosto come una collezione di probabilità, o potenziali. Anni dopo Kurt Goedel ci rivelava con il suo Teorema di Incompletezza che per ogni sistema formale di regole ed assiomi è possibile arrivare a proposizioni indecidibili, usando gli assiomi dello stesso sistema formale. Da allora le basi della razionalità positiva e del one-best-way non hanno più senso. La semiotica ci insegna che le possibili interpretazioni di un testo sono infinite.

Mentre il governo fa marcia indietro sulla tassazione delle auto aziendali, il primo ministro palestinese
Ismail Haniyeh dichiara che non riconoscerà mai lo stato di Israele[1] a cospetto di Mahmoud Ahmadinejad (pochi giorni dopo la sua visita a New York), il presidente degli U.S. George W. Bush ammette la catastrofe irachena[2] e Enrico Deaglio riapre l’affaire legato ai presunti brogli elettorali[3], mi accorgo di quanto difficile possa essere mantenere una coerenza programmatica, ottenere consenso, intimorire l’avversario e coprire i buchi di bilancio. Nella complessità del mondo post-moderno in cui le vecchie distinzioni destra/sinistra sono crollate, il processo di globalizzazione continua per la sua strada nonostante tutto. Io vedo la globalizzazione come sistema di interdipendenze trans-locali[4]. Ciò che accade in un determinato luogo del mondo, può influenzare la vita di persone che vivono in nazioni distanti migliaia di chilometri. Una farfalla che batte le ali in Giappone può causare una tempesta in Brasile. Il voto di un impiegato poco informato e sovrappeso del middle-east americano inciderà (seppur in maniera minima) sulla vita o la morte di migliaia di iracheni. Il “nuovo” e spaventoso inquinamento cinese contribuirà allo scioglimento dei ghiacciai nei poli e all’innalzamento del livello del mare sulla costa Adriatica.
In gioco vi è un complesso meccanismo di azioni e retro-azioni ed un numero indeterminabile di variabili. E’ lo stesso procedimento per il quale le previsioni meteo non sono mai davvero esatte. C’è sempre qualcosa che non si poteva prevedere a priori. Ciò che si può fare è immaginare scenari il più possibile centrati sul rigore scientifico. In questo contesto le decisioni non possono essere prese in modo razionale tale razionalità va limitata[5]. Le decisioni sono pescate dal “garbage can”[6]
(cestino dei rifiuti) per legittimarsi a posteriori.

Il mondo è indicibile. Però la Finanziaria lo è ancor di più. In Italia accade che la
legge di Programmazione Economica e Finanziaria partorisca in modo democristiano. Abituati ad accontentare un po’ qui e un po’ là, si prendono decisioni molto neutre. La loro forza ne esce svilita e priva del coraggio necessario per intraprendere nuovi corsi politici più virtuosi.
Quest’anno il governo procede a carponi seguendo lo stile tipico dei bambini che muovono i primi passi. Trail and error è il nuovo motto. Propongo, mi contestano, propongo una nuova versione edulcorata. I commercianti sanno bene che per puntare ad un prezzo di vendita alto bisogna iniziare aumentando arbitrariamente il valore della merce.

Le teorie del management [7] ci informano che uno stile di leadership autoritario è l’ideale in un contesto di crisi o di ristrutturazioni. Questo stile è però poco efficace in contesti molto complessi ed in team con competenze molto diversificate e specializzate. La leadership visionaria è quella “alla Kennedy” o del primo governo Prodi, ad esempio. La conquista del consenso è basata sulla chiara definizione delle sfide e delle responsabilità di competenza. In questo modo si alimenta l’impegno e l’entusiasmo. Lo stile esemplare è tipico di Silvio Berlusconi. Il leader guida gli altri ergendosi a modello e compiendo (presunti) sacrifici personali. L’attuale governo italiano, invece, segue uno stile di leaderhip a mio parere partecipativo. I dirigenti coinvolgono gli altri nei processi decisionali. Esso è utile quando il team è composto da soggetti altamente competenti e quando il leader ha conoscenze limitate o non ha sufficiente potere formale o autorità. Lo stile partecipativo è tipico degli schieramenti moderati centristi (UDC e UDEUR su tutti).
Ciò che salta all’occhio è proprio il cambiamento dei meccanismi interni dei regimi democratici occidentali odierni. Mentre i paesi in via di sviluppo hanno bisogno di “uomini forti” e scelte risolute, i paesi sviluppati occidentali necessitano di partecipazione, moderazione, equilibrio. Ed è la complessità ad imporlo.

In un contesto partecipativo sorto dalle macerie di una legge elettorale scriteriata e dalla annosa carenza di leader del Centro-Sinistra, il governo è oggetto di un “assalto alla diligenza” particolarmente violento. La Finanziaria deve ancora farsi, ma ne abbiamo tantissime interpretazioni.

Giudizi negativi


Jean Philippe Cotis (OCSE)[8]:
Il problema di bilancio dell'Italia si risolverà solo grazie a vaste riforme. Cotis ha ribadito che l'Italia soffre di «un problema di competitività in generale, legato sia ad un'inflazione rimasta per anni più alta rispetto ai paesi concorrenti, sia alla sua incapacità di passare ad una produzione a maggiore valore aggiunto». «In Italia l'aggiustamento di bilancio viene condotto attraverso un aumento delle tasse e servono dunque maggiori sforzi per ridurre la spesa». «che avrà un effetto depressivo sulla crescita dei consumi».Nelle considerazioni introduttive sull'Italia, l'Ocse sottolinea che il consolidamento fiscale per il 2007 «si appoggia, per la maggior parte, su attesi aumenti dei ricavi, che potrebbero aumentare i disincentivi al lavoro ed agli investimenti». Per questo motivo, prosegue il rapporto, «il contenimento della spesa è quindi necessario, soprattutto nel campo delle pensioni, del pubblico impiego, delle amministrazioni locali e della sanità, come indicato nei piani di medio termine del Governo». Il rapporto precisa quindi che «circa un terzo della crescita è ottenuta tramite il trasferimento del Tfr, nonostante su questa misura debba ancora decidere l'Eurostat. Circa metà nasce dall'aumento delle entrate fiscali collegate all'evasione, mentre le entrate nette legate all'aumento dell'imposizione ammontano ad una piccola parte, visto che la crescita della tassazione è compensata da tagli negli oneri sulla sicurezza sociale». Ma l'Ocse è anche estremamente critica sulla possibilità che la manovra raggiunga gli obiettivi di bilancio. Il rapporto deficit/Pil si attesterà in Italia al 4,8% nell'anno in corso, per poi scendere nel 2007 al 3,2% ed al 3,3% nel 2008, quindi ancora sopra i parametri fissati dal Patto di Stabilità Ue. I rimborsi Iva legati alla sentenza della Corte di Giustizia Europea pesano per l'1% sul dato del 2006. Per il 2007, l'Ocse stima un deficit/Pil del 3,2%, superiore alla stima del 2,8% formulata dal Governo italiano «nonostante simili previsioni di crescita del Pil». Secondo l'organizzazione, le entrate relative all'evasione fiscale saranno inferiori alle attese del Governo.
L'Ocse ribadisce invece l'avvenuta ripresa dell'economia italiana nel 2006, confermando la stima di una crescita del Pil dell'1,8% per l'anno in corso, «la forte crescita del mercato dell'export, le migliori condizioni creditizie, una crescita dell'occupazione e della fiducia». Secondo l'Organizzazione, la crescita si dovrebbe ridurre nel 2007 ad un +1,4%, per poi risalire all'1,6% nel 2008. «La crescita dell'occupazione ha di nuovo superato quella della produzione nella prima metà del 2006» sostiene il rapporto. L'occupazione crescerà dell'1,7% nell'anno in corso, contro la stima di un +0,6% rilasciata nell'Employment Outlook di giugno. Nel 2007, l'occupazione dovrebbe aumentare dello 0,8% (+0,4% nella precedente previsione) mentre nel 2008 l'aumento è atteso all'1%. Secondo il rapporto, l'andamento dell'occupazione riflette un nuovo processo di regolarizzazione degli immigrati, l'aumento dell'occupazione delle persone sopra i 50 anni e la continua crescita di contratti a termine presso i lavoratori più giovani. In questo modo, il tasso di disoccupazione è atteso in costante calo, dal 7,1% dell'anno in corso, al 6,8% del 2007 fino al 6,5% del 2008.

Luca Cordero di Montezemolo (presidente di Confindustria)[11]: ''Purtroppo nella Finanziaria ci sono pochi tagli e nessuna riforma. Al di la' del cuneo fiscale, questa Finanziaria non ci convince''. Monetezemolo boccia la Finanziaria 'salvando' solo il cuneo fiscale: ''La riduzione del cuneo fiscale, tre punti netti di riduzione dei nostri costi, e' una misura importante per la competitività. Va a vantaggio delle imprese e dei lavoratori e rappresenta un elemento irrinunciabile se vogliamo mettere davvero al centro l'impresa e lo sviluppo. Era una promessa del Governo in campagna elettorale che viene rispettato. Ne prendiamo atto''. Non convince, di contro, ''lo scarso coraggio nelle riduzioni di spesa, per le tasse che introduce e per quelle che rischiano di arrivare dagli enti locali. Non ci piace soprattutto per il trasferimento forzoso di una quota del TFR dalle imprese allo Stato''. Per Montezemolo ''questa Finanziaria sembra scritta dalla sinistra massimalista con il benestare della CGIL''. ''Deluso'' e' il commento del numero 1 di Confindustria, per una Finanziaria ''con la quale abbiamo avuto la conferma delle nostre preoccupazioni per una coalizione di centrosinistra eterogenee e fortemente influenzata da realtà alle quali manca la cultura del mercato e con scarsa considerazione del ruolo delle imprese''.

Giudizi neutri


Banca d’Italia

[9]:
Nell'autunno del 2006 lo scenario dell'economia internazionale si conferma favorevole, nonostante i segnali di rallentamento degli Stati Uniti. L'anno che sta per concludersi sarà, infatti, un nuovo periodo di crescita record per il Pil mondiale (+5%), trainato dal forte sviluppo dei paesi emergenti dell'Asia (Cina e India in testa), a cui si affianca la ritrovata salute del Giappone. Anche l'area dell'euro ha consolidato la fase di ripresa, dopo l'accelerazione congiunturale di metà anno, grazie alla spinta tedesca e al progressivo rafforzamento della domanda interna, che ha dato slancio al Vecchio continente senza affidarsi ai soli stimoli esogeni, com'era accaduto nel recente passato. Il calo dei prezzi petroliferi e il positivo andamento del mercato azionario costituiscono, poi, altrettanti fattori di sostegno alla domanda, perché alimentano la capacità di spesa e allontanano, nello stesso tempo, le probabilità di una svolta ciclica in negativo. La crescita del Pil in Eurolandia dovrebbe, pertanto, collocarsi sul 2,5-2,7% nella media del 2006, il valore più elevato degli ultimi sei anni, e rallentare a poco più del 2% nel 2007. L'indebolimento previsto, pari a circa mezzo punto percentuale, è conseguente sia alla frenata dell'economia americana, sia alle politiche fiscali restrittive di alcuni importanti paesi dell'eurozona (Germania, Italia), data l'esigenza di riequilibrare i conti pubblici. L'Italia, dopo ben cinque anni di stagnazione, ha messo a segno nei primi tre quarti del 2006 un significativo processo di ripresa: il Pil dovrebbe crescere nella media di quest'anno dell'1,7% (1,8% corretto per i giorni lavorativi), che è il tasso di sviluppo più elevato a partire dal 2001. La produzione industriale, a sua volta, mostra nei primi dieci mesi un aumento dei valori tendenziali vicino al 2%, con un buon recupero dai minimi toccati nel primo trimestre 2005. La fase di accelerazione sembra, però, essersi esaurita all'inizio dell'autunno, quando la dinamica produttiva si è assestata su ritmi più moderati, che dovrebbero preludere a un rallentamento nel corso del 2007, in sintonia con la prevedibile pausa ciclica nella congiuntura europea. La ripresa delle esportazioni e il rafforzamento della domanda interna hanno favorito il ritorno alla crescita del Pil, prevista intorno al 2% tendenziale annuo nell'ultimo trimestre del 2006. L'erosione delle quote di mercato del made in Italy dovrebbe essersi finalmente arrestata; il recupero della domanda estera ha contribuito, poi, al rilancio degli investimenti in macchinari e attrezzature, data la ormai ridotta capacità produttiva inutilizzata e le condizioni monetarie che rimangono espansive. Nonostante l'andamento rivelatosi migliore del previsto, l'economia italiana continua a mostrare, tuttavia, un ritmo di sviluppo che è il più basso tra i maggiori paesi europei, insieme a un profilo stagnante della produttività; ciò a causa dei vincoli strutturali, a cominciare dai problemi della finanza pubblica.Sul fronte dei conti pubblici, il miglioramento delle prospettive di crescita dell'economia ha ridotto la stima del deficit per quest'anno a circa il 3,5% del Pil, oltre mezzo punto in meno rispetto alle attese di inizio estate; tenuto conto degli effetti della sentenza della Corte di giustizia europea sull'Iva per le autovetture, il disavanzo aumenta a consuntivo verso il 4,7% del Pil. L'andamento del 2006 riflette, infatti, una più moderata dinamica della spesa corrente primaria a fronte di entrate tributarie in sensibile crescita, anche se in parte dovuta a un gettito di natura temporanea. Il positivo risultato dell'anno in corso ha, inoltre, consentito di limitare la correzione netta del bilancio pubblico a non più di 15 miliardi di euro, come previsto nella Legge finanziaria per il 2007, che colloca il deficit programmato al 2,8% del Pil. L'obiettivo dovrebbe essere raggiunto con un insieme di misure straordinarie, ma dagli effetti permanenti, quali il trasferimento all'Inps del Tfr non destinato ai fondi pensione e un complesso di azioni destinate a contrastare l'evasione e l'elusione fiscale. Il saldo primario di bilancio risalirebbe così al 2%, consentendo al rapporto debito/Pil di tornare a scendere, dopo due anni di aumenti, che hanno riportato la nostra finanza pubblica in una situazione preoccupante.

Giudizi positivi
[10]:
La nostra previsione è al di sotto del 3%, al 2,9% per il 2007. Rimaniamo fermi alle previsioni presentate qualche settimana fa. So che ci sono altre istituzioni, siamo diversi, capita». In ogni caso ha poi spiegato Almunia, «Le maggiori entrate fiscali non vanno usate per abbassare le tasse, ma per tagliare il deficit, sempre». La Finanziaria 2007 permette all'Italia di portare al 2,9% il rapporto deficit/pil, in linea con le richieste dell'Ecofin. Ma Bruxelles avverte Roma: l'elevata spesa sanitaria e quella per le amministrazioni locali «potrebbero far crescere il disavanzo» per il prossimo anno. Non solo. La Commissione europea si esprime con «prudenza» sulle misure contro l'evasione fiscale previste nella manovra.. È questo in sostanza il verdetto sulla Finanziaria emesso dalla Commissione europea nelle previsioni d'autunno. Il deficit 2007 si attesterá «appena sotto il 3% del pil» scrive l'esecutivo Ue, sottolineando che la manovra approvata dal governo si pone proprio come «obbiettivo un deficit al di sotto del 3% come richiesto dalle raccomandazioni dell'Ecofin del luglio 2005» con cui è stata aperta la procedura per deficit eccessivo. Bruxelles indica quindi che «l'impatto sul bilancio di alcune misure» indicate nella Finanziaria congedata dal governo «si prevede sará in linea con le stime ufficiali». Tuttavia, avvertono gli esperti di Almunia, «riguardo altre misure la stima è più prudente». Le misure in questione sono «in primo luogo quelle volte a combattere l'evasione fiscale - si legge nel rapporto - il cui impatto non è facilmente prevedibile». «Sulla previsione del deficit 2007 vi sono rischi positivi e negativi» sottolinea ancora la Commissione europea. Da un lato, osserva Bruxelles «si può raggiungere un deficit più basso se il meccanismo per contenere le spese previsto dalla manovra attuale e da quelle precedenti viene attuato pienamente e/o la lotta all'evasione fiscale risulta più efficace di quanto previsto». Dall'altro lato però, avvertono gli uomini di Almunia, «l'eccedere delle spese in particolare nel settore sanitario e da parte delle amministrazioni locali potrebbe far aumentare il deficit». Dubbi arrivano da Bruxelles anche in merito al provvedimento sul trattamento di fine rapporto (Tfr). «L'entitá delle entrate provenienti dal trasferimento del Tfr sono soggette ad una considerevole incertezza» sottolinea la Commissione Ue in merito al trasferimento del trattamento di fine rapporto dalle casse delle imprese a quelle dell'Inps. Per Bruxelles, «questa misura non migliora la sostenibilitá finanziaria».


Alessandro Leipold (
Fondo Monetario Internazionale)[12]:
Il Fondo monetario: se la manovra è approvata com'è ora rispetta gli impegni europei. La Finanziaria se verrà approvata così com'è rispetta gli impegni europei. Nel 2007 infatti il rapporto deficit/Pil scenderà sotto il 3%., «la riduzione del deficit si basa su un aumento del rapporto entrate-Pil e questo ci preoccupa perchè vi è una tendenza della spesa ad aggiustarsi all'aumento delle entrate». La ripresa dell'economia italiana «è in atto, sono più ottimista di quanto lo fossi in precedenza». ha detto Leipold. Quanto ai conti pubblici Leipold ha sottolineato che «il deficit per l'anno in corso darà un buon risultato, migliore del 3,5% previsto, al netto però della sentenza Iva che complica le cose». Il rappresentante del Fmi sottolinea la «fortissima crescita delle entrate»; non ha le stesse parole positive invece per il contenimento della spesa e sottolinea che nel 2006 «per la prima volta si va oltre il 40% del Pil e precisamente il rapporto spesa-Pil è del 42%. Si tratta di una crescita ininterrotta negli ultimi sei anni».Il trasferimento del Tfr all'Inps tuttavia non è una misura di risanamento strutturale ha poi sottolineato Leipold. «Nessuno deve illudersi che il tfr all'Inps sia risanamento strutturale. Si tratta di un prestito a fronte di obbligazioni future.

CENSIS[13]:
La ripresa c’è, e potrebbe persino configurarsi come un “piccolo silenzioso boom”, se riusciamo tutti insieme a esprimere un impegno positivo in questi mesi invernali, superando non solo il pessimismo generalizzato, ma anche la dose di demotivazione che molti hanno maturato “contro” una manovra economica governativa vissuta vittimisticamente [...].
La Finanziaria che l'Italia si appresta a varare «sarà sufficiente a riportare il disavanzo sotto il 3% del Pil nel 2007, coerentemente con gli impegni presi dal PaeseGuardando alla media dell'intera area dell'euro, la Bce prevede un miglioramento dei conti pubblici per il prossimo anno, e rileva che questo progresso «riflette gli sforzi di risanamento della Germania - si legge - e dell'Italia, grazie al pacchetto contenuto nella legge di bilancio per il 2007», combinato al venir meno della sentenza della Corte di giustizia Ue sull'Iva delle auto aziendali, che invece peserà in negativo sul risultato di quest'anno.Tuttavia, guardando sempre alla Penisola, la Bce osserva che peril 2007 la correzione dei conti pubblici «sarà leggermente inferiore allo sforzo minimo, pari all'1,6% del Pil, raccomandato dal Consiglio, e sarà attuata per oltre la metà soltanto nel 2007».In generale l'Eurotower ribadisceche «occorre sfruttare appieno la prospettiva di un contesto economico favorevole nel futuro prossimo per conseguire quanto prima posizioni di bilancio solide e un rapido calo del rapporto debito pubblico-Pil». Proprio sul nodo del debito pubblico per l'Italia la valutazione è meno positiva: Per la prima volta dal 2002 - rileva la Bce - quest'anno si prevede un calo sulla media dell'area dell'euro, «con le rilevanti eccezioni dell'Italia, dove il rapporto debito-Pil è il più elevato, e del Portogallo».

Staremo a vedere.


[1] "L’arroganza degli Usa e dei sionisti vuole che noi riconosciamo l’usurpazione delle terre palestinesi, che rinunciamo alla Jihad e alla resistenza e che accettiamo gli accordi raggiunti con i nemici sionisti nel passato», ha detto Haniyeh, rivolgendosi a migliaia di fedeli accorsi all’Università di Teheran. «Io ribadisco da questa tribuna che queste questioni non si materializzeranno mai. Non riconosceremo mai il governo usurpartore sionista e continueremo a combattere la nostra jihad fino alla liberazione di Beit-ul-Moqaddas (Gerusalemme)». Teheran, 08/12/2006.
[2]
All'indomani della presentazione del
rapporto Baker-Hamilton che delinea la necessità da parte degli Usa di una nuova strategia in Iraq, il presidente americano George W. Bush ha ammesso che «le cose vanno male». La situazione in Iraq «è grave e deteriorata» ha detto al termine dell'incontro alla Casa Bianca con il premier britannico Tony Blair citando la relazione dell'Iraq Study Group che ha definito «molto costruttiva», tanto da meritare «un approfondimento serio». 07/12/2006.
[3] DVD e libro intitolati Uccidete la Democrazia. Enrico Deaglio è il direttore della rivista
Diario.
[4] Per una panoramica sui vari appocci alla globalizzazione di veda
Ulrich Beck, Che Cos’è la Globalizzazione, 1997. Per una rivisitazione in chiave mancipativa si veda Joseph Stiglitz, La Globalizzazione che funziona, 2006.
[5]
Herbert Simon, Administrative Behaviour, 1947 e Richard Cyert, James March, A Behavioural Theory of the Firm, 1963.
[6] In una situazione di
garbage can le decisioni vengono prese per svista, per fuga o astrazione, per risoluzione (di solito le scelte meno importanti). James March e Johan Olsen, Ambiguity and Choise in Organizations, 1976.
[7]
Daniel Goleman, Richard E. Boyatzis, Annie McKee, Primal Leaderhip, 2002. La “primal leadership” di Goleman, basa il fondamento del potere del leader sulla sua capacità di far leva sulle emozioni del gruppo, nel volgerle al positivo orientandole verso il raggiungimento di un obiettivo comune. Goleman distingue sei stili di leadership: visionario, coach, affiliativo, democratico, battistrada e autoritario.
[8]
Presentazione Economic Outlook 2006, 28/11/2006.
[9]
Bollettino Economico della Banca d’Italia, 16/11/2006.
[10]
Conferenza Stampa di presentazione del Rapporto di autunno, 06/11/2006
[11]
Capri, XXI Convegno dei Giovani Imprenditori, 07/10/2006.
[12] Capo delegazione del Fondo Alessandro Leipold nel corso di una conferenza stampa al termine della missione in Italia, 13/11/2006.

[13] 40° Rapporto annuale CENSIS, 01/12/2006.

[14] Bollettino Mensile della BCE. Francoforte, 14/12/2006

sabato 2 dicembre 2006

Next Generation

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Ricordate i puffi comunisti? Non è raro che vengano analizzati dei prodotti per la Tv o per il cinema e che si attribuisca loro una matrice politico-ideologica.

Il mondo è tornato a dividersi per religioni. Le fratture tra civiltà vanno sostituendo le tradizionali contrapposizioni tra nazioni e tra ideologie. Una sorta di “civilismo”, o (nazionalismo delle civiltà) sembra caratterizzare i rapporti diplomatici internazionali. Potenze regionali prendono il controllo di determinate civiltà e creano attorno una rete di vassalli e valvassori, contadini fornitori di materie prime e commercianti che erogano credito. Il nazionalismo è nato dalla ceneri del feudalesimo medievale e dall’uniformazione religioso-culturale dovuta ai regnanti (come è accaduto in Francia e Prussia). Il “civilismo" nasce dalle contraddizioni del nazionalismo e dall’imperialismo occidentale.

Negli anni ’90 del secolo scorso, dopo la caduta del muro, nelle università e nei discorsi degli opinion leaders si prevedeva un’imminente conclusione del fenomeno delle religioni. Il mercato, la ricerca del benessere materiale e la vittoria dell’Occidente con la sua cieca fiducia nel progresso avrebbero annientato l’inutile oppio che offusca la mente di molti popoli.
Ed invece ci troviamo, alle soglie del 2007, a discutere del viaggio papale in Turchia. La mia impressione è che la forza evocativa di Joseph Ratzinger col Gran Muftì di Turchia Ali Bardakoglu valga molto più di incontri tra capi di governo. Ciò sta a significare che le civiltà sono capitanate dalla Fede e la Fede è soggetta al monopolio di istituzioni secolari ben radicate ed autorevoli. Nell’occidente è il Pontefice a fomentare le folle di altre civiltà mentre attecchisce relativamente poco all’interno della propria. I mullah islamici sono invece una pluralità di soggetti in competizione teoretica tra di loro. Non esiste il monopolio dell’interpretazione del Corano. I soggetti svantaggiati di quelle regioni sono facilmente influenzabili dai discorsi populisti dei mullah fondamentalisti.
Il discorso religioso cristiano possiede una forza particolare. Esso trascende dall’immediato e dal contingente, tranne che in alcune importanti eccezioni (aborto, preservativo, ingresso della Turchia nella UE, niente matrimonio per i prelati, etc…). Mentre i dialoghi politici sono legati al qui ed ora, al contingente, alla scarsità delle risorse ed ai rapporti di forza, il Papa dell’Occidente costruisce una retorica svincolata dalla Storia. Essa è allegorica, contenente molteplici correnti interpretative. Quando si citano i salmi, ad esempio, si mette in scena un’allegoria che contiene diverse letture, una per ogni ascoltatore. L’uomo occidentale si sente più libero rispetto all’uomo islamico poiché il Cristianesimo fornisce delle buone intenzioni ma non tocca nel quotidiano. Il testo entra nella coscienza ma influisce sull’azione solo se riesce a modificare l’atteggiamento complessivo della persona. Tutti i credenti assennati sanno che Noè non ha mai costruito un’arca né tanto meno ha mai salvato le coppie di tutte le specie di animali. Oltretutto la recente scoperta che la frana in mare di un versante del vulcano Etna ha causato onde alte 50 metri circa 8000 anni fa[1] getta una nuova luce sulla leggenda del Diluvio Universale.
L’atteggiamento è oggetto di “attacchi” di molti agenti di socializzazione quali Tv, famiglia, scuola, gruppo di pari. Il testo islamico, al contrario è concentrato sulle risorse, sulla politica, ed è questo il motivo per il quale inneggia all’azione e può diventare un’arma nelle mani di agitatori ed aspiranti tiranni.

La fantascienza può aiutarci. Può accadere infatti che le previsioni sul futuro possano determinare il corso del presente secondo il concetto di “profezia che si auto-avvera”[2].

Già Robert Anson Heinlein, l'ingegnere americano che inventò un nuovo modo di scrivere storie di fantascienza, descriveva società futuribili curando attentamente i dettagli socio-politici. Egli narrava su temi sociali quali individualismo radicale, libertarismo, religione, la relazione tra amore fisico ed amore romantico e speculazioni su relazioni sociali e familiari non ortodosse. Heinlein poneva il problema della crescita demografica e sulla scarsità delle risorse. Metteva in guardia le generazioni future sull'eccesso di autoritarismo e di intromissione della religione nella sfera politica. La capacità dell'individuo di creare sé stesso viene esplorata a fondo e siamo inviati a chiederci come sarebbe l'umanità se cambiasse usi a costumi a nostro beneficio e non il contrario.


In seguito Gene Roddenberry, creatore della saga televisiva e cinematografica di Star Trek ha disegnato una società multirazziale interplanetaria di incantevole fattura.
Come dice
Wikipedia: “quello di Star Trek, arricchitosi nel corso del tempo, è diventato uno dei più dettagliati e complessi universi immaginari di tutta la fantascienza. È un futuro ottimistico in cui l'umanità ha raggiunto le stelle e ha risolto tutti i maggiori problemi che assillano, attualmente, il nostro pianeta (fame, sovrappopolazione, discriminazioni etniche, divisioni politiche e guerre, fonti energetiche ed equilibrio ambientale). Questo è potuto avvenire, grazie anche agli stimoli sociali e culturali derivanti dal contatto con civiltà extraterrestri, più progredite non solo dal punto tecnologico ma anche etico e sociale”[3].

Il Modello Star Trek è semplice ed equilibrato e si riassume nei seguenti punti:


- La Prima Direttiva deve trovare posto anche all’interno del mondo reale. Essa si concretizza nella non ingerenza in affari precipui di altri popoli. Wikipedia la definisce così: la fondamentale norma etica che impedisce alla Federazione dei Pianeti Uniti di interferire con le civiltà meno progredite, limitando di fatto i contatti con gli altri popoli che non abbiano ancora scoperto la propulsione a curvatura. Il problema è capire il limite di questa norma. Le società meno progredite sono quelle prive di un regime democratico? E quindi giusto esportare la democrazia? La propulsione a curvatura del serial è la tecnologia che permette il viaggio interstellare ed è quindi propedeutico al contatto con altre forme di vita intelligenti. Da questo contatto vi è uno scatto evolutivo che produce comprensione e amore per la scoperta. La democrazia non ci aiuta a conoscere altri popoli. Anche in Star Trek vi sono popoli molto progrediti come i Klingon sorretti da regimi semi-dittatoriali e violenti. Vorrei confrontarli con gli islamici reali. Seppur tra indicibili difficoltà e dopo atroci guerre, Klingon e Federazione raggiungeranno la pace e il rispetto reciproco scoprendo i rispettivi punti di forza. Star Trek è un manifesto del relativismo culturale, ma prospetta un suo supermento attraverso la conoscenza reciproca, in vista di un bene superiore, quale ad esempio la scoperta dell’Universo. Molti film d’azione americani che hanno avuto successo si basano su questo assunto: quando si presenta all’orizzonte un nemico più forte, i più deboli si alleano e trovano un modo per sconfiggerlo. Da questa alleanza nascerà il dialogo e la pace[4]. Di tanto in tanto i membri dell’equipaggio dell’Enterprise si inoltrano in pianeti sconosciuti e partecipano a riunioni di governanti di altre razze. Il Papa, nel suo ultimo viaggio, ha svolto una missione per nome dell’Occidente nei gangli del potere islamico, e comunque sia andata, sarà stato un successo.
- Un modello democratico ma con una forte guida esperta ed autoritaria che debba riferire un superiore gerarchico. La legge ferrea dell’oligarchia funziona bene anche all’interno di sistemi molto complessi[5].
- Utopia dell’abbondanza delle risorse per mezzo dell’evoluzione tecnologica. In un episodio di Star Trek ricordo che la nave Voyager era entrata in un buco nero privo di risorse ma in compagnia di molte altre navi stellari aliene. Come prima cosa la comandante ha cercato di instaurare un dialogo per la cooperazione al fine di uscire da quel tunnel spazio-temporale. Ma le altre navi optarono per la guerra senza quartiere pensando di accaparrasi tutte le risorse e le tecnologie delle altre navi. Alla fine il modello cooperativo vinse, come è stato dimostrato anche dal Dilemma del Prigioniero[6].
- Fine del problema dello spazio. Si percorrere interi anni luce in pochi attimi ed il tele-trasporto rende possibili spostamenti prima impensabili.
- Società fondata sull’evoluzione umana e scientifica. Le persone sono felici di lavorare in vista di questo obiettivo. Il denaro è un lontano ricordo.
- Convivenza pacifica con la Natura. La fine del denaro comporta un rinnovato rispetto per l’ambiente. Il Benessere Globale dell’uomo e degli altri esseri viventi assurgono la priorità.
- Rispetto inter-culturale.
- Irrilevanza del problema religioso. Nella saga compaiono esseri superiori, onnipotenti e immortali, i Qu. Questi sono in grado di decidere le sorti di tutte le altre creature del cosmo. Essi vivono nel continuum, anzi, lo hanno creato essi stessi. Questi "dei" soffrono però di molti dei problemi degli esseri umani (ad esempio la noia) nonostante la loro immortalità.

Molte proposte sono irrealizzabili, altre sono lo sbocco naturale della condizione storica dell’Uomo, altre ancora hanno bisogno di una decisiva spinta da parte dei governi del mondo intero verso una pace duratura immaginando “nemici” comuni come inquinamento e sfruttamento e guardando verso una dimensione comune quale è il progresso dell’umanità.

[1]http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2006/12_Dicembre/01/etna.shtml
Eccone uno stralcio. Ma perché si parla di "tsunami dimenticato"? «Perché le tracce, sotto forma di depositi caotici scaraventati dalle onde del maremoto sulle coste del Mediterraneo, oggi non sono più visibili – aggiunge la professoressa Maria Teresa Pareschi della sede Ingv di Pisa -. Infatti, negli ultimi 8000 anni, il livello del mare è ovunque salito di diversi metri a causa della deglaciazione. Quelle che erano le località costiere di allora, ora sono sommerse.
[2] Per Profezia che si autoadempie deve intendersi, secondo la definizione del sociologo americano Robert King Merton, che introdusse il concetto nelle scienze sociali nel 1948, «una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità». Merton trasse ispirazione dalla formulazione che un altro celebre sociologo americano William Thomas aveva dato di quello che è passato alla storia come Teorema di Thomas che recita: “Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”.
[3] http://it.wikipedia.org/wiki/Star_Trek
[4] Ad esempio in The Indipendent Day. Tra le serie Tv più conosciute tra i ragazzi potrei citare DragonBall, dove il leit motiv è la continua commistione di personaggi altrimenti lontanissimi tra di loro
[5] Robert Michels con la sua "legge ferrea dell'oligarchia" mise in evidenza come i partiti tendano a concentrare il potere in una cerchia ristretta di uomini, producendo un distacco sempre più ampio tra i dirigenti del partito e gli iscritti. Tale distanza tra classe dirigente e iscritti provoca, secondo Michels, un'organizzazione oligarchica del partito. Tale forma oligarchica fa si che i dirigenti perseguano di fatto i propri interessi e solo formalmente gli interessi delle masse. Michels dimostra come l'organizzazione oligarchica dei partiti permetta di concentrare il potere nelle mani di pochi dirigenti, oltre ad impedire che le candidature politiche vengano fatte dal basso. Ciò accade in quanto i partiti sono una organizzazione complessa che per essere guidata ha bisogno di competenze specifiche, coloro che possiedono tali competenze vanno a formare quella oligarchia che strutturandosi in modo burocratico mette nelle mani dei capi poteri decisivi che li svincolano dalla massa. Soziologie des Parteiwesens in der modernen Demokratie. Untersuchungen über die oligarchischen Tendenzen des Gruppenlebens (1911, 1925; 1970).
[6] Il dilemma del prigioniero è un gioco a informazione completa proposto negli anni Cinquanta da Albert Tucker come problema di teoria dei giochi.

venerdì 1 dicembre 2006

Detto questo


George Orwell[1] diceva che il politically correct[2] avrebbe portato all'abolizione delle parole negative (come sbagliato) con parole dal significato positivo ma con un prefisso “s” o “in” (come scorretto). Il linguaggio astruso, ampolloso e burocratico di un tempo aveva il compito di impedire ai non introdotti (notare l'uso orwelliano del p.c.) di capire. Il politically correct di oggi assume lo stesso contenuto d’ipocrisia. E’ infatti un modo per aggirare la realtà ed acquisire il consenso. Ed ecco che la “guerra imperialista tesa alla conquista del petrolio, ad uno sbocco sull’Asia e allo slancio dell’economia americana”, diventa con un abile gioco di parole “Guerra al terrorismo e agli avamposti della Tirannia”[3]



Il modo di parlare di una comunità di parlanti è figlio degli usi e consuetudini di tale comunità. E dei suoi vizi. Vi ricordate i tempi in cui “attimino”, “qualcosina, “momentino”, infestavano l’Italia intera? Ma per non andare nemmeno troppo indietro nel tempo “mi consenta” era sulla bocca di molti e ha assunto un brevetto politico di destra. Oggi è Paolo Bonolis il più imitato dagli italiani con i suoi paroloni surreali ma ben posti che strappano ilarità anche alle masse ignoranti (che adorano farsi prendere in giro da chi è più dotto di loro come da usanza tipica italiana). E che dire dello sboccato linguaggio romanesco che monopolizza la TV dello Stivale da RaiUno a Canale5. Si vuol quasi far credere che l’humour e gli intercalari della Capitale abbiano valenza nazionale e che siano spiritosi anche a Bolzano. L’imposizione forzata della parlata romana ha lo stesso effetto dell’inglese della CNN. Da un lato uniforma la lingua, dall’altro la impoverisce. “Grazie davvero” di Bonolis è ormai il saluto di congedo standard per il bravo presentatore tanto è vero che anche Fabio Fazio vi ricorre spesso nel suo “Che tempo che fa”
Noto inoltre con disappunto che molte delle convinzioni della mia infanzia non hanno più fondamento. Ho sempre saputo, perché me l’hanno insegnato, che “familiare” non si scrive “famigliare”. Eppure ovunque nella carta stampata e nelle traduzioni dei testi internazionali la “g” viene omessa con una certa disinvoltura. Certo, un semplice sillogismo ci fa ammettere che se famiglia è il sostantivo allora famiGliare è l’aggettivo. In un’epoca di semplificazioni era più che scontato che si arrivasse ad una soluzione del genere.

Ma tornando al politicamente corretto del preambolo, voglio mettere in evidenza una tendenza dell’ultimo anno che sembra destinata a durare a lungo (nostro malgrado).
Non c’è imprenditore, presentatore o uomo politico che non adoperi la locuzione “detto questo”. Detto questo, voglio tornare a parlare di… Non vi è mai capitato di ascoltare una frase di questo tipo? Credo proprio di sì. Anche questa è una forma di concessione fatta alla parte inattaccabile del discorso dell’avversario (per non essere isolati e per non perdere elettorato). Dopo la concessione, Umberto Eco sostiene che vi è sempre una ritorsione ed un attacco violento
[4].

-Sicuramente la Finanziaria 2007 non è stata comunicata a dovere dagli esponenti della maggioranza e ha ricevuto critiche da ogni settore della società civile. Detto questo è giusto ribadire il perché si è fatta un’operazione così coraggiosa e rischiosa. La colpa è del precedente governo che ha fatto aumentare il debito per via di una spesa pubblica scellerata, etc…-.

Questo è un classico discorso concessivo con sferzata al fianco.
Prima concedo qualcosa e poi infierisco. In questo modo si cerca di entrare in sintonia col sentire comune di rispetto della controparte e della popolazione che scende in piazza. Il fine è quello di rendere più accettabile una critica dopo che abbiamo comunque rischiato qualcosa rinnegando parte della nostra storia personale e politica.


[1] Gorge Owell è l’autore di Animal Farm (1944) e di 1984 (1949).
[2] Il politicamente corretto indica quel linguaggio che, diplomaticamente, è privo di termini che possano essere considerati discriminatori.
[3] Secondo la retorica di Condoleeza Rice. Attualmente gli avamposti della tirannia sono: Birmania, Corea del Nord, Iran, Bielorussia, Zimbawe e Cuba.
[4] Umberto Eco, A Passo di Gambero. Guerre Calde e Populismo Mediatico, 2006.