sabato 2 giugno 2007

Esiste un "popolo della Sinistra" ?





E’ etico che un governo di centro-sinistra si batta per una riduzione o addirittura un annullamento dell’ICI sulla prima casa? A ben vedere il tema dell’ICI fu affrontato dallo stesso Berlusconi nel corso dell’ultimo dibattito elettorale dell’aprile 2006. Ma la questione è un’altra. Il popolo della sinistra sente il bisogno di una legge che favorisca i proprietari di case?

In Francia è accaduto che un uomo di destra, Nicolas Sarkozy, abbia utilizzato le stesse argomentazioni per avvantaggiare il suo elettorato benestante, riuscendo a vincere le elezioni. La Francia ha subito una berlusconizzazione del discorso politico e, più in generale, l’elettorato si è spostato a destra[1].

Una nota teoria politica sostiene che in un regime democratico in cui è possibile l’alternanza,
lo schieramento che esce sconfitto dalle urne, tende ad acquisire un po’ delle issue della controparte.
Mentre Romano Prodi ritiene che la politica ed il mercato seguano ormai due percorsi distinti e paralleli[2], il mercato sembra in realtà aver già sconfitto la politica. Il presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso ha di recente confermato la necessità di una supremazia dell’Europa sui singoli nazionalismi economici, di fatto inibendo i governi a intraprendere azioni autonome[3].
La globalizzazione economica instilla nelle persone una pressione all’autarchia e al rifugio nel privato, una difesa dei propri interessi anche a discapito della comunità. Il soggetto svantaggiato economicamente e culturalmente non ha i mezzi per sostenere l’onere di un cambiamento impellente. Per partecipare attivamente all’azione politica occorre far parte del centro del sistema, ma dove le pance non sono troppo piene, nella periferia del centro economico-sociale[4]. Il popolo di sinistra, della sinistra operaia, degli affittuari di case, di quanti mandano i propri figli nelle scuole pubbliche, delle persone che non possono permettersi i SUV ma pagano la loro utilitaria a rate, non si colloca neppure vicino a questa periferia. La crescente disuguaglianza tra ricchi e poveri che si verifica nei sistemi capitalistici avanzati, ha svuotato la classe media. Era proprio questa classe che un tempo sosteneva gli interessi dei non abbienti.
Oggi i valori che caratterizzavano le vecchie divisioni ideologiche sono liquefatte e si miscelano in modo imprevisto.

Le fratture sociali si sono moltiplicate. Può capitare che un operaio che percepisce un reddito basso sia nel contempo proprietario di case ereditate, e quindi senta l’influenza della retorica di destra anziché di un'apparentemente naturale simpatia per la sinistra. Si assiste ad una sorta di reflusso storico. Può accadere che un governo di sinistra non si schieri dalla parte di un comico etichettato come “terrorista” dall’Osservatore Romano ma che, anzi, se ne dissoci. Beninteso che il comico in questione, Andrea Rivera, avrebbe avuto tutto il diritto di fare della satira perfino contro il Papa. Questi fenomeni revanchisti degenerano spesso in una assolutizzazione “talebana” delle posizioni. Il razzismo oggi è sostenuto dal popolo della sinistra in nome della sicurezza o meglio della legalità della certezza della pena, come ha scritto egregiamente Claudio Poverini in una lettera a Corrado Augias e pubblicata da Repubblica[5]. Molti potenziali elettori di sinistra finiscono per votare a destra poiché i suoi esponenti non sono stati in grado di intercettare questi nuovi bisogni.

La creazione artificiosa di un “agenda” politica che detti attraverso i “media” le proprie urgenze, rende l’elettorato facilmente manipolabile. Il tutto a favore di quanti possono accedere finanziariamente a tali mezzi. Per quanto riguarda il discorso dei media è doveroso precisare che anche un telefilm in pre-serata ha il potere di influenzare il telespettatore. Film, telefilm, soap opera, telegiornali di dubbia imparzialità, talk shaw, i criteri di notiziabilità, e quant’altro: tutto contribuisce alla persuasione profonda a livello di valori. I proprietari dei mezzi di informazione sono grandi imprenditori, presumibilmente di una destra liberale. I valori che i media propongono sono un riflesso dell’ideologia dell’imprenditore: il successo, la cura di sé, il self-made man, ma anche la venerazione di rendite da posizione, i soldi facili e l’accettazione di un certo grado di rischio per raggiungere un determinato obiettivo.

Con la caduta del muro di Berlino è terminata l’Era Industriale e vedeva la luce una nuova era: l’Era dell’Informazione[6]. Prima del 1989 chi votava a sinistra ricercava libertà, una nuova ventata di riformismo e progresso. Ci si affidava alla sinistra in tempi di vacche grasse, quando l’esistente era protetto e si guardava con fiducia a nuovi rapporti sociali. La destra, al contrario, appariva come una forza a cui ricorrere in tempi incerti. Quando il cambiamento era percepito rischioso. In altri termini, la destra forniva ai propri elettori il giusto quantitativo di “sicurezza”.
Nella nuova era non più fondata sulla certezza delle relazioni industriali ma permeata dalla precarietà, dalla caducità del sistema pensionistico, dal divario crescente tra ricchi e poveri e tra chi sa e chi non sa, la destra rappresenta un agente di rinnovamento sociale. Il liberismo, l’intransigenza nei confronti degli immigrati, la protezione del sistema economico nazionale e il sostegno alle forme contrattuali atipiche ma ad alto contenuto di professionalità, sono percepite dall’elettorato come elementi di “libertà”[7]. Al contrario ci si affida alla sinistra per garantire il proprio posto statale, per migliorare le pensioni minime, per tutelare maggiormente quanti non hanno i mezzi economico-culturali e svolge mansioni a basso valore aggiunto[8]. I movimenti conservatori e liberali si trovano in una situazione premiante poiché in tempi di incertezze le persone tendono a regredire alla “prima risposta appresa”, ossia al bisogno di sicurezza. D’altronde lo stesso Maslow sosteneva nella sua celebre piramide dei bisogni che solo dopo aver risolto il problema della sicurezza l’uomo riesce a focalizzarsi su altri bisogni non strettamente legati alla sopravvivenza ma al successo e alla libera iniziativa individuale[9].



[1] Come ha sostenuto l’analista politico Gilles Saint-Paul, in Francia il dibattito elettorale si è concentrato su argomentazioni economiche. Gilles sostiene che la vittoria di Nicolas Sarkozy sia dovuta in larga parte ad un’arcaica interpretazione delle esigenze politiche dei cittadini francesi da parte della sinistra di Sègolene Royal, soprattutto riguardo alla nuova classe sempre più numerosa dei proprietari di immobili. Gilles Saint-Paul, Perché ha vinto Sarkozy, 7 maggio 2007, da LaVoce.info.
[2] Discorso del Premier al forum organizzato da Corriere e Bocconi, 8 maggio 2007.
[3] Discorso del Presidente portoghese della Commissione che ha aperto il forum Economia e società aperta, 8 maggio 2007
[4] L.W. Milbrath, Political Partecipation, 1965. Milbrath ritiene che sia dominante la variabile relativa allo status socio-economico dei partecipanti. La leadership del movimento e comunque i settori che danno l’avvio al movimento non sono individui “periferici” in assoluto ma piuttosto individui collocati alla “perifera del centro” con risorse sufficienti a garantire l’attivazione. A.Melucci, Sistema politico, partiti e movimenti sociali, 1979.
I membri delle classi minacciate di declassamento e quelli delle classi in ascesa hanno in comune la delusione nei riguardi di un ordine in cui avevano creduto per cui, nell’impossibilità di realizzarsi, sono trascinati ad esplorare strade alternative”. Occorre distinguere coloro che danno inizio ad un movimento da coloro che se ne avvantaggiano. F.Alberoni, Movimento e Istituzione, 1977.
[5] Lettera del 7 maggio 2007.
[6] Si veda sull’argomento il libro di R.T.Kiyosaki-S.L.Lechter, I quadranti del cashflow, 1998
[7] Bertrand de Jouvenel, Du pouvoir, 1947. L’autore afferma che in ogni società esistono individui che non si sentono mai abbastanza protetti, i “securitari” e individui che non si sentono abbastanza liberi, i “libertari”. Franco Crespi ritiene che l’emancipazione dell’individuo debba necessariamente compiersi attraverso un rafforzamento della capacità di affrontare il rischio.
[8] Per una bella analisi dell'elettorato di sinistra si veda l'articolo del 3 giugno 2007 di Ilvo Diamanti, La sinistra impopolare da La Repubblica.
[9] Abraham Maslow, Motivation and Personality, 1954. La gerarchia dei bisogni è suddivisa in cinque differenti livelli, dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell'individuo) ai più complessi (di carattere sociale), l'individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo. I livelli di bisogno concepiti sono (da Wikipedia):
Bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.);
Bisogni di salvezza, sicurezza e protezione;
Bisogni di appartenenza (affetto, identificazione);
Bisogni di stima, di prestigio, di successo;
Bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria identità e le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel gruppo).