Fiabe e rivoluzioni
Francia del 1789 e Italia del 2007. Quello che la storia può insegnare 218 anni dopo. Pur con tutti i distinguo, l’attuale quadro socio-politico italiano presenta delle analogie con la condizione francese pre-rivoluzionaria.
L’ingestibile debito pubblico preoccupava sia la Francia di Luigi XVI, sia l’Italia di Prodi. Il debito accumulato in anni di amministrazione scriteriata ha di fatto diminuito le risorse per dare il via ad una politica di spese destinate alla famiglia, tagliando le gambe alla generazione dei più giovani.
Oltretutto l’Italia necessita di una riforma giudiziaria per mettere ordine e garantire la pena a chi infrange la legge. I membri della Casta sembrano porsi “al di là” della Legge, alimentando il malcontento. Tutto come nel 1789.
Il problema della rappresentanza in assemblea creava enormi problemi al Re. Nobiltà e clero erano in sovrannumero rispetto alla grande massa produttiva del Terzo Stato, rendendo vani gli sforzi di riforma ed equità. In Italia la legge elettorale voluta da Berlusconi ha prodotto un governo immobile dominato dal conservatorismo opportunista dalle varie correnti.
La contrapposizione potente tra un Noi, onesto e produttivo, e un Loro disonesto e parassita, è simile a quanto accaduto nel 1789 in Francia, ma ha anche diversi punti in comune con l’epoca di Mani Pulite, ma con le differenze che Panebianco evidenzia[2].
In Francia si ottenne una prima vittoria politica pacifica ma la situazione d’impasse della Casta, più volta a conservare i propri privilegi, creò l’innesco per la deflagrazione della rivoluzione. L’impasse era dovuta al meccanismo di controllo dei voti, il ventre molle della casta, come sostiene Sartori.
Grillo potrebbe controllare in parte il voto, e questo fa veramente paura ai politica [3]
In Italia si otterrebbe una vittoria se i politici “di professione” decurtassero i propri vantaggi e iniziassero una vasta opera di moralizzazione e razionalizzazione delle spese. In questo modo, probabilmente, il sistema dei partiti troverebbe una via di fuga dal collasso. Ma il vero timore è che la oliata e astuta macchina partitica fagociti sul nascere il movimento rivendicativo di Grillo, facendolo rientrare nel rango di fenomeno transeunte. I media possono far molto per distruggere la forza eversiva. Discreditandolo, oppure inglobandolo nel sistema.
Le differenze sono comunque tante. A partire dall’assetto istituzionale profondamente diverso, da una parte una monarchia assoluta e dall’altra una democrazia parlamentare, seppur in una situazione di democrazia “bloccata”.
In Francia era sorta una borghesia capitalistica e delle professioni che pagava ingenti ed ingiuste tasse, e voleva avere voce all’interno dello Stato. Oggi, al contrario, con la liberalizzazione del capitale e l’ingerenza dell’economia nella politica, i capitalisti fanno ormai parte integrante della Casta. Ne sono esclusi, invece, il popolo delle PMI, dei piccoli negozianti e degli autonomi che non possono garantirsi coperture economiche di Stato né protezioni di vario genere. In Italia il Movimento di Grillo è appoggiato perlopiù da giovani borghesi colti, senza colore politico. Il “popolo degli indignati” è quindi pacifico. Mentre la parte che più avrebbe l’interesse di appoggiare una via violenta, i precari ed i nuovi poveri, non ha in realtà la voglia e i mezzi per organizzarsi. Grillo si fa portavoce di questi “esclusi” capitalizza la loro frustrazione. Gli esclusi ne traggono profitto senza impiegare risorse.
Il Movimento di Grillo è allora inquadrabile come avanguardia di un popolo che non ha i mezzi per difendersi. E’ già accaduto che un comico si ponesse al centro della scena politica, sempre in Francia ma nel 1981[4]. Grillo ha in più il volano di Internet, per mezzo del quale può organizzare al meglio i propri aderenti, non invischiandosi nelle paludi dei media generalisti[5].
Le accuse di “anti-politica” sono infondate poiché l’intento di Grillo non è quello di annientare il sistema, bensì quello di “ripulirlo” senza entrare in politica[6]. Non è tantomeno un Berlusconi di sinistra perché quest’ultimo non aveva la pretesa di moralizzare l’apparato istituzionale. Anche il qualunquismo, come ha giustamente detto Umberto Eco[7] è molto diverso. Il movimento di Guglielmo Giannini, infatti, rappresentava una reazione allo choc di una vita democratica ancora ignota, mentre questo rappresenta una disaffezione verso una vita democratica a tutti nota e (pareva) accettata.
Come andrà a finire? Tutte le narrazioni hanno una struttura comune. Proviamo ad analizzare la storia di Grillo da un punto di vista testuale. Tutte le narrazioni iniziano da una situazione di equilibrio, rotto da un evento (movente o complicazione). In seguito alle peripezie dell’eroe, sarà ristabilito l’equilibrio[8].
Il peraltro precario equilibrio della vita politica italiana è stato spezzato dalla scarsa crescita del PIL, dalle tasse troppo alte, dalla spesa pubblica inefficacie, dall’enorme precariato e dall’indecisionismo politico. Il libro di Rizzo e Stella[9] ha alimentato la carica d’insofferenza che ha dato la forza a Grillo per farsi portavoce degli “esclusi dalla Casta”. Grillo (l’eroe di questa narrazione) dovrà affrontare diverse sfide per riportare un nuovo ordine.
Nel 1788 in Francia Jacques Necker fu nominato Ministro delle Finanze. Questi rese pubblico il bilancio del Regno. L’opinione pubblica rimase scandalizzata nell’apprendere che la corte spendeva 36 milioni in feste e pensioni per i cortigiani. Durante la campagna elettorale, nei Cahiers de Dolèances (quaderni delle rimostranze) venne stilato un elenco dei soprusi a cui era sottoposto ancora il Terzo Stato. Rizzo e Stella, ma anche Saviano, Crozza e Travaglio conducono lo stesso tipo di operazione in Italia. Il Re è (quasi) nudo.
Gli elementi della fiaba ci sono tutti [10]. In primo luogo i personaggi. Il Protagonista, Grillo, è vessato da un Oppositore, la Casta. Il Mandante non è il popolo, come Grillo si auspica e gli oppositori deprecano, ma il suo ego e la voglia di protagonismo. Il Mentore è rappresentato dal suo blog e dalla mancata presenza in TV durata molti anni, che gli conferisce quel tocco di uomo anti-sistema. L’Aiutante non potrà che essere il popolo indignato e altri intellettuali che finalmente prenderanno coraggio e sfideranno i poteri forti.
Anche le strutture fisse seguono un andamento tipicamente fiabesco. Il Divieto, infatti, è quello di non entrare in politica per sottrarre voti alla Casta, né fare anti-politica che porterebbe ad esiti infruttuosi per tutti. Ecco che Grillo infrange il divieto “urlando” in piazza contro la Casta. Il Tranello della Casta è quello di far rientrare il discorso mediatico del V-Day nella normale routine. Il famoso quarto d’ora di celebrità. Grillo, a quanto pare, è connivente, in quanto sta cadendo nel tranello dei media. Gli altri passi saranno quelli della Mediazione, in cui il danneggiamento viene reso noto, la Reazione dell’eroe ed in seguito la sua Partenza (politica) con il conseguimento del Mezzo magico: l’approvazione popolare.
[2]] Angelo Panebianco, La delusione dei moralisti, 22/09/2007.
[3] Giovanni Sartori, La terra trema sotto la casta, 19/09/2007
[4] Si trattava del comico francese Coluche, candidato alle presidenziali del 1981, poi vinte da Francois Mitterand.
[5] Si veda l’articolo di Salvatore Aloise su Le monde e poi tradotto su Internazionale n.711 con il titolo L’antenato francese del comico genovese.
[6] Anche se diversi opinionisti credono che prima o poi Grillo fondi un partito. I primi vagiti sono rappresentati dalle liste civiche. Eugenio Scalfari, Da Garibaldi a Grillo, 21/09/2007.
[7] Umberto Eco, Qualunquismo e Neo-Qualunquismo, in Espressonline del 14/09/2007.
[8] Vladimir Propp, Morfologia della Fiaba, 1928.
[9] Sergio Rizzo-Gian Antonio Stella, La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili, 2007.
[10] Si veda lo Schema di Propp su Wikipedia.