sabato 18 novembre 2006

Cavalcando l'onda

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I sondaggi di per sè sono molto utili. Sono strumenti efficaci che i governanti usano per elaborare nuove politiche. Sono utilizzati dalle aziende che vogliono analizzare i gusti dei consumatori. I sondaggi sono, in un’epoca in cui tutti avranno il loro quarto d’ora di celebrità mediatica, un indispensabile mezzo di calibratura per le democrazie.


Sondare è compost
o da “sub” e “undare”. Letteralmente significa “sotto l’onda” e sta ad indicare l‘atto di misurare con lo scandaglio la profondità dell’acqua del mare di cui non si può vedere il fondo.
L’idea è semplice ma incredibilmente efficace. I sondaggi di opinione vengono effettuati presso campioni statisticamente rappresentativi della popolazione. Ciò sta a significare, ad esempio, che non tutti gli italiani vengono presi in esame per effettuare le misurazione dell’auditel.
Ragionando per assurdo si potrebbe quasi affermare che i provvedimenti di legge siano dei sondaggi rivolti a rappresentanti del Paese su tematiche che riguardano l’opinione stessa del popolo rappresentato. Si tratterebbe quindi di meta-sondaggi[1]. L’unica differenza dal comune sondaggio, direttamente percepibile dai cittadini è la valenza esecutiva del “sondaggio parlamentare” che viene codificato in norme.
Questo meccanismo potrebbe rivelarsi pericoloso a cause dell’insorgere di “bolle d’opinione” del tutto assimilabili alle bolle speculative nei mercati finanziari. Quando nasce un trend, esso si autoalimenta e spesso si hanno conseguenze inaspettate.

Il 58% degli italiani giudica molto o abbastanza negativa l'azione del governo Prodi, contro il 39% che esprime un giudizio molto o abbastanza positivo. Sono questi alcuni dei risultati di un sondaggio commissionato da “Ballarò” di Giovanni Floris alla società Ipsos che lo ha effettuato lunedì 30 novembre su un campione di 1000 persone rappresentativo della popolazione italiana adulta
[2].
Gli italiani non appoggerebbero più questo governo, nato soltanto sei mesi fa e per di più senza che abbia potuto attuare alcuna politica determinante di programma (eccetto la Riforma Bersani), per vederne gli effetti. Questa è la ragione per la quale una forma di democrazia diretta sarebbe perlomeno caotica, non darebbe coerenza al corpus legislativo e sarebbe troppo legato agli opinion leaders del momento. I mullah islamici ricoprono egregiamente tale ruolo.
Inoltre il trend d’opinione, come detto, si auto-alimenta ed i frame comunicativi si appiccicano troppo velocemente agli uomini politici
[3]. Un Paese guidato dai sondaggi sarebbe inaffidabile, anarchico, populista. Eppure in Italia ogni nuovo sondaggio è usato in modo strumentale dai partiti per portare avanti battaglie politiche “in nome del popolo sovrano”.

I sondaggi sono davvero funzionali al benessere degli amministrati? Una legge non scritta del capitalismo stabilisce che un numero molto ridotto di persone possegga l’80% del capitale di una nazione.
Messa in questi termini, essendo il sondaggio rappresentativo della popolazione di riferimento, tenderà ad esprimere l’opinione del ceto medio-basso. Ma se analizziamo il caso italiano, ci accorgiamo che in realtà non è così. Le spiegazioni sono semplici. I possessori di capitale hanno molti strumenti di persuasione come quotidiani e media, ed inoltre possono mobilitarsi più facilmente avendo molti più mezzi a disposizione. In Italia sembra emergere un ceto medio-basso sempre più povero, non istruito, “ipnotizzato” dai media ed incapace di organizzarsi.
In Cina la situazione è diversa. Federico Rampini descrive un Impero in fermento
[4]. Città grandiose, belle e complesse. Aziende potenti ed ingegneri super-specializzati. Voglia di apprendere e modestia. Nuovi ricchi e piccoli spiragli per democrazia. Eppure in Cina vi sono almeno 800 milioni di poveri. Non esistono diritti sindacali. I movimenti di protesta sono debellati sul nascere. Lo Stato è assente e vincono le multinazionali. Le sterminate campagne non hanno ricevuto gli influssi benefici dell’apertura al capitalismo voluta da Deng Xiao Ping. La classe urbana o di neo-urbanizzazione sogna la scalata sociale e ha fiducia nel futuro. La classe contadina distante migliaia di chilometri da Shangai o da Pechino, non ha mezzi né conoscenze per emergere, ed è sempre più sfruttata. Soltanto il 20% della popolazione trae profitto dall’ascesa cinese. Bisogna ammettere che si tratta di un andamento fisiologico, è accaduto anche in Europa e negli USA e si sta riproponendo tuttora in una situazione di capitalismo maturo. La crescente disuguaglianza è stata infatti una issue determinante per la sconfitta di George W. Bush nelle elezioni di mid term. Nonostante ciò, nessuno obietta che in un prossimo futuro anche i contadini potranno beneficiarne.
Il paradosso è dietro l’angolo. Un eventuale sondaggio rivelerebbe che in questo momento storico l’80% dei cinesi sarebbe insoddisfatto del governo dittatoriale e chiederebbe dei cambiamenti, con conseguenze negative per i contadini stessi nel lungo periodo.
In un recente passato è accaduto che un’intera nazione, la Germania, si sentisse defraudata dalle condizioni imposte dalla Conferenza di Parigi del 1919, al termine della Grande Guerra. Erano i tempi della Repubblica di Weimar, debole e senza una vera guida. Hitler ne approfittò e prese il potere. La Germania, tutto sommato, accettò il regime così come accadde per l’Italia fascista. Un sondaggio d’opinione fatto allora avrebbe dimostrato proprio questo appoggio silenzioso al fuhrer a causa del risentimento e della voglia di restaurare una grande Germania. Quell’ipotetico sondaggio avrebbe provocato, come è successo, 50 milioni di morti.

Spesso i sondaggi rivelano una volontà che non si vuole attuare. Un excursus dell’inconscio. Una parola uscita tra i denti. A Napoli si sta vivendo un anno drammatico con clan che si combattono ed un clima di guerriglia permanente. Roberto Saviano ha descritto bene la realtà partenopea[5]. La maggioranza dei cittadini la pensa allo stesso modo. Eppure Napoli non vuole l’esercito e continua per la sua strada. E’ d’accordo con Saviano ma patteggia per lo status quo. La Camorra dà da vivere e il dissenso sarebbe troppo pericoloso. Un sondaggio rivelerebbe questa necessità di un’azione rapida contro la Camorra, ma la popolazione la contrasterebbe nei fatti in una sorta di nazionalismo cittadino.

Altre volte i sondaggi mostrano delle opinioni inesistenti. Accade perché i cittadini non hanno riflettuto su determinati argomenti e perché fa comodo sostenere certe cose. Le persone sentono il desiderio di allinearsi all’opinione o alla morale media della massa. Pochi ammetterebbero di sostenere la pena di morte, ma molti ucciderebbero l’assassino dei propri figli.

Nelle democrazie mature i sondaggi rappresentano delle tecniche di marketing. Servono a creare l’agenda di tematiche di cui i cittadini devono tener conto[6]. Sono uno strumento di potere poiché selezionano gli argomenti da somministrare al popolo insabbiando tutti gli altri[7]. Sono spesso commissionati ad hoc. I quesiti sono manipolati, retorici. La risposta è depositata nella domanda.
Più che misurare, i sondaggi hanno la forza di scavare gli abissi.


[1] Il concetto si può applicare agli speculatori di Borsa. Essi infatti scommettono sull’andamento dei prezzi di determinati settori e aziende in base a congetture del tipo: come si comporteranno tutti gli altri speculatori?
[2] Notizia tratta da “Il Resto del Carlino” del 2 novembre 2006. Il sondaggio completo: negativo anche il giudizio sulla legge finanziaria: il 42% ritiene che dopo l'approvazione della legge le cose peggioreranno, il 38% pensa che non cambieranno e solo il 12% si dice sicuro che miglioreranno. La maggioranza degli italiani (56%) non rimpiange comunque il governo Berlusconi, per il quale nutre nostalgia il 41%. Un eventuale governo di larghe intese che metta insieme i principali partiti delle due coalizioni è ritenuto non pensabile dal 40% degli italiani, utile ma non praticabile dal 29%, da fare al più presto dal 19%. I caso di nuove elezioni una larga maggioranza (62%) vorrebbe nuovi leaders, mentre il 31% vorrebbe ancora in lizza Prodi e Berlusconi.
[3] Gorge Lakoff, Non Pensare all’Elefante, 2006. L’autore spiega quanto le parole e la comunicazione siano decisive per far presa su elettori poco razionali. Questi rispondono a frame (cornici di significato) radicati nel nostro inconscio e se i fatti non rientrano in quelle categorie il nostro cervello li rifiuta. Per raggiungere gli elettori, tutti i temi del dibattito politico devono essere collegati tra loro all’interno di uno schema più ampio e familiare (grandi metafore). La tesi di Lakoff è che i democratici americani non sanno usare le tecniche comunicative. Cosa che invece riesce benissimo ai repubblicani (gli elefanti).
[4] Federico Rampini, Il Secolo Cinese, 2005 e L’Impero di Cindia, 2006
[5] Roberto Saviano, Gomorra, 2006
[6] La teoria dell’agenda setting è stata elaborata in modo compiuto da E. Shaw e afferma quanto segue: "In conseguenza all'uso dei Mass - Media e dei mezzi di informazione, il pubblico è consapevole o ignora, dà attenzione o trascura, enfatizza o neglige elementi degli scenari pubblici. La gente tende ad includere o escludere dalle proprie conoscenze ciò che i Media includono o escludono dal proprio contenuto. Il pubblico inoltre tende ad assegnare a ciò che esso include, una importanza che riflette da vicino l'enfasi attribuita dai mass- Media agli eventi, ai problemi e alle persone". E.Shaw, Agenda Setting and Mass Comunication Theory, in Gazette (International Jurnal for Mass Comunication Studies) vol. XXV, n.2, 1979.




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