domenica 12 novembre 2006

Rating governativi


L’opposizione ripete di continuo che quello attuale è il peggiore governo dall’istituzione della Repubblica. Uno slogan semplice che cattura l’opinione pubblica[1].


E' possibile dare una graduatoria ad un governo? Quali sono i parametri di giudizio? Esiste un organismo che si preoccupa di stilare classifiche ai governi?
Come minimo occorrerebbe prender nota dei risultati raggiunti a distanza di qualche anno. E come si fa un’operazione di questo tipo? Si considerano le policies di una determinata amministrazione e poi si calcolano gli effetti sul tessuto economico sociale?
E come valutare gli effetti sull’ambiente? A esempio, Se il governo introduce un decreto grazie al quale disincentiva l’utilizzo dei depuratori, sicuramente l’impatto immediato sulle condizioni economiche saranno positive poiché le aziende avrebbero minori preoccupazioni e assumerebbero di più. Ma nessuno pensa agli effetti di lungo periodo?

Il Presidente del Consiglio Romano Prodi ha di recente esternato un personale malessere riguardo la scarsa preoccupazione del futuro da parte del popolo italiano e dei suoi rappresentanti.
«Il Paese è impazzito, nessuno pensa al domani», dice il Premier
[2].
Ma è la successiva affermazione di Prodi a evidenziare tutta la forza, ma anche il limite inevitabile della democrazia mediata: «Non temo gli scontenti perché le elezioni non sono vicine».

Se, come pensava J.A. Schumpeter, la democrazia serve ad arrivare a decisioni politiche per mezzo di una lotta competitiva per il voto popolare
[3], allora è vero che il governo in carica non ha da temere alcunché proprio in virtù del fatto che le prossime elezioni sono lontane (o almeno si presume che lo siano). L’idea di democrazia di Schumpeter va però coniugata con la forza raggiunta dall’opinione pubblica grazie all’agenda che i media gli impongono. Secondo Friedrich, infatti, i cittadini attivamente partecipanti obbligheranno l’intera squadra di governanti a essere maggiormente ricettiva e responsabile[4]. Ma, aggiungo io, il principio delle “reazioni previste” farà in modo che ogni compagine partitica tenderà inevitabilmente in ogni momento della vita della Legislazione a ritagliarsi il proprio spicchio di senso, tenendo fede della logica del marketing politico. Ogni partito tenderà a vendersi ad una nicchia di potenziali votanti. Prevale l’egoismo di parte sulla sintesi politica tra tutte le fazioni in gioco. La maggioranza oggi si regge sul trasversale sentimento anti-berlusconiano. Questo è il motivo principale per cui il governo è costretto a concedere favori alle varie componenti una coalizione tanto composita, facendo di fatto prevalere una logica miope di breve periodo.
I governi e i governanti rispondono alle domande degli elettori (se formulate in modo tale da minacciare il loro potere e prestigio) perché sono interessati alla rielezione; e in situazioni di risorse scarse, le risposte verranno date soltanto a quelle domande che si impongono sia perché avanzate da gruppi dotati di potere sui governi e sui governanti, sia perché congruenti con il programma politico presentato agli elettori
[5]. Questo è lo schema da cui partire per analizzare compiutamente le dinamiche dell’esecutivo Prodi.

Il complesso scenario socio-economico attuale non consente di valutare le proposte legislative nel breve e medio periodo. Le leggi devono inserirsi nel contesto sociale, “abbracciare” il popolo. Inoltre bisogna mettersi in testa che la coperta (economica) è corta, non si può accontentare tutti. Alexis De Tocqueville elogiava nella democrazia americana soprattutto la capacità di assorbire gli interessi delle lobbies per mezzo delle organizzazioni nate dal basso
[6]. Ma laddove tali organizzazioni sono troppo potenti e possono bloccare il normale funzionamento del sistema, com’è accaduto per i controllori di volo durante l’Amministrazione Reagan[7], è ragionevole pensare di sacrificare alcuni legittimi interessi per il benessere comune. A tal fine è opportuno che l’elite al potere comunichi efficacemente il piano d’azione ed il risultato da raggiungere. Il primo governo Prodi aveva ben chiaro l’obiettivo e di conseguenza il popolo accettava con maggior entusiasmo la stretta economica.
David Easton, il padre dell’analisi sistemica della politica, ritiene che il processo di decisione può essere complicato da immissioni di input prodotti dalla stessa autorità politica e non solo quindi dai bisogni provenienti dal basso
[8].

In che misura i precedenti governi riescono ad influenzare le politiche del governo in carica?
Le leggi di questo governo sono anche frutto della sua precarietà. Situazione determinata da una legge elettorale a dir poco scriteriata. Ecco il motivo per cui i criteri di giudizio devono essere rivisti. Abbiamo sotto agli occhi il discusso “Indultino”, necessario al fine di svuotare le carceri dopo la Bossi-Fini e la legge sulla droga voluti dal governo Berlusconi; infine va considerata la Legge Finanziaria, che è “dura” ma è stata promossa dalla UE e serve a coprire i buchi determinati da una non ottima gestione del governo precedente.

Autorevoli amministrazioni si trovano in una situazione di precarietà simile a quella italiana.
La Große Koalition tedesca è in difficoltà sul piano dell’efficacia delle proprie policies, inattuabili o troppo poco incisive. Il governo tedesco di Angela Merkel è ostaggio dei centristi poco inclini a svolte riformistiche che abbiano un reale effetto. Il governo italiano è invece vittima dell’estremismo della sinistra radicale che propone scelte eclatanti che scontentano più della metà degli elettori.
George W. Bush, in seguito al voto di mid term deve amministrare in coabitazione con i Democratici. La democrazia americana è caratterizzata da un sistema di pesi e contrappesi che sterilizza le decisioni del Presidente il quale deve scendere a patti con l’opposizione capitanata da Nancy Pelosi. Anche tale condizione inciderà sulle future leggi dell’Amministrazione Bush.
La qualità delle decisioni politiche di un governo non sono calcolabili e risentono di troppi fattori. Stilare una graduatoria è un paradosso o un non sense. Soprattutto se questi giudizi vengono espressi a distanza di qualche giorno dalla prima decisione determinante presa dall’esecutivo.


[1] Gianfranco Fini ad esempio: “Questo e' il peggiore governo della storia repubblicana". Quello di Prodi non e' un governo di centro-sinistra, ma di sinistra". E' un governo "prigioniero delle peggiori nostalgie della sinistra radicale". L'esecutivo, quando cadra', e spero presto, cadra' per una rottura al centro", 06/11/2006 da “Repubblica”.
[2] L’intervento completo di Romano Prodi estrapolato dal “Corriere della Sera del 12/11/2006: «È inutile fare politica vivendo sull'oggi. Ormai siamo in un Paese impazzito che non pensa più al domani. Io ho fatto una Finanziaria che pensa allo sviluppo domani, dopodomani e nei prossimi anni, che pensa a ricostruire il Paese. Con una Finanziaria del genere si fanno molti scontenti. Ma questo non mi fa paura perché non ci sono elezioni imminenti e perché è ora che i politici governino anche scontentando, ma per il bene di tutti. Lo ripeto: scontentare a volte significa fare il bene di tutti».
[3] J.A. Schumpeter, Capitalism, Socialism and Democracy, 1942
[4] Carl J.Friedrich, The significance of the Constitution Draft prepared by the SED, 1946
[5] Gianfranco Pasquino, Corso di Scienza Politica, 1997
[6] Alexis De Tocqueville, La Democrazia in America, 1835.
[7] Nel 1981 i controllori di volo proclamarono uno sciopero bloccando quindi il traffico aereo americano Reagan decise un licenziamento di massa, scavalcando i sindacati.
[8] David A. Easton, A Framework for Political Analysis, 1965.

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